Gaslighting, Stalking e Danno psichico

Sistematicità e il livello di aggressività possono essere tali nello stalking, da provocare un perdurante stato di ansia e paura,  oltre al timore per l’incolumità e al mutamento delle abitudini di vita (art 612 c.p.).

Essere vittima di stalking può produrre un’alterazione in senso psicopatologico, del funzionamento individuale e relazionale. Tra gli effetti di questa forma di violenza ciclica e sfibrante si riconoscono generalmente le Sindromi ansiose, i Disturbi dell’adattamento, le Sindromi da stress post traumatico, la Depressione.

I comportamenti dello stalker  finalizzati a controllare, manipolare e possedere la vittima, non vengono dal nulla bensì originano da un sub-strato psico-relazionale definito  gaslighting.

Possiamo identificare il gaslighting con la violenza psicologica e la manipolazione mentale, violenza che, seppur invisibile, ha rilevanti effetti negativi sulla psiche della vittima.

La violenza psicologica è nascosta, difficilmente riconoscibile e ancor più difficilmente dimostrabile. Si esteriorizza con comportamenti sistematici come l’ invalidazione dell’altro,  la tendenza a mentire-manipolare, la disconferma del partner, fino ad  attacchi palesi ovvero insulti verbali, minacce, calunnia.

L’ obiettivo del gaslighter è quello di possedere in via totale ed esclusiva qualcuno per scopi personali secondari. La manipolazione si realizza tramite l’uso sistematico della menzogna,  l’omissione di informazioni e, come vedremo in seguito, l’ambivalenza.

Prendiamo il caso di una coppia in cui uno dei  partner mente sistematicamente su un determinato fatto reale e oggettivo sino a portare l’altro a dubitare della sua percezione della realtà e della sua memoria.

La menzogna sistematica è una violazione della persona che consiste nell’ attaccarne i confini mentali e dunque l’integrità psicologica, portando a fare scelte diverse da quanto agirebbe il soggetto se a conoscenza dei fatti e limitando così il suo range di azione e di possibilità.

In tal modo la vittima è privata della possibilità di formulare una scelta, di sviluppare un giudizio riguardo ad un fatto, con ripercussioni più o meno gravi sulla libertà personale.

Il benessere del soggetto è funzione della tipologia di rapporti che egli ha la possibilità di sperimentare, che riesce a costruire. Nel corso del ciclo di vita i rapporti asimmetrici (con genitori, insegnanti etc.) tendono a equilibrarsi divenendo sempre più simmetrici.

In generale questo tipo di evoluzione riduce lo stress individuale insito nei rapporti asimmetrici che comunque continuiamo a mantenere, per forza di cose.

In una relazione caratterizzata dal sistematico ricorso alla menzogna-manipolazione, la vittima è in qualche modo esclusa, estromessa e privata della possibilità di stabilire una simmetria dei ruoli.

La violenza psicologica è il sub-strato della violenza fisica, e di altre forme di violenza come quella sessuale fino all’omicidio.

Il soggetto maltrattante è capace parallelamente di mostrarsi affettuoso e in grado di legarsi -in maniera ciclica e altalenante- con cambiamenti di umore repentini, per cui alla ‘distruzione’ segue la ‘ricostruzione’ del legame.  (Galasso S., Langher V., Ricci M.E. (2014), Gli autori di violenza: chi sono e perché lo fanno in V. Schimmenti e G. Craparo).

Il comportamento di questi soggetti non è semplicemente contraddittorio,  è scisso.

L’ambivalenza rende particolarmente difficoltoso lo svincolo dalla relazione violenta, perchè ‘slatentizza’ la vittima confondendola e creando caos mentale.

Quest’ ultima dovrà operare un processo di integrazione nel riconoscere che bene e male, amore e dolore, provengono dal medesimo individuo.

L’ esordio dello stalking dipende spesso dalla rottura della relazione o dal tentativo di risolverla.

Consiste solitamente in comunicazioni continue e invadenti, molestie sulla rete (Cyberstalking), forme di controllo diretto (pedinare, spiare, visite nel luogo di lavoro, violazione di domicilio etc.).

Lo stalker può porre in essere ulteriori condotte delinquenziali ai danni della vittima quali ingiurie, diffamazione, lesioni personali fino ad arrivare all’ omicidio.

Le azioni che presentano come nucleo comune la persecuzione (stalking, mobbing, bullying), possono incominciare da comportamenti accettati socialmente, come ad esempio la gelosia, ed evolvere verso azioni ossessive e paranoiche, maltrattamenti, aggressività diretta ad annientare l’ altro.

La violenza in questi casi è unidirezionale e non va confusa con la ‘semplice’ conflittualità di coppia.

Lo stalking in quanto evento dannoso ripetuto nel tempo può impattare in modo più o meno grave sulla psiche chi lo subisce, a partire da uno stato di ansia sino a raggiungere i criteri di sindromi specifiche.

La vittima sperimenta l’ emersione di sintomi emotivi e comportamentali che compaiono in risposta al fattore stressante, come ad esempio  eccessivi e costanti livelli di ansia e stress, iperarousal, disturbi del sonno, depressione etc.

Il reato di Stalking acquisisce pertanto rilevanza in termini di risarcimento del danno non partimoniale, di tipo biologico-psichico e/o esistenziale.

Risarcimento del danno alla persona

ll danno psichico è un’ alterazione dell’equilibrio della personalità indotto da un evento lesivo che si manifesta attraverso sintomi psichici e nella compromissione delle abitudini quotidiane, della vita familiare, sociale e affettiva della persona.

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E’ possibile richiedere una consulenza online scrivendo a info.dannopsichico@gmail.com.

IL DANNO NON PATRIMONIALE

  • danno morale: sofferenza emotiva transitoria causata dal fatto illecito
  • danno esistenziale: alterazione peggiorativa della qualità di vita e impedimento a svolgere attività realizzatrici per la persona,  dovuti alla lesione di diritti costituzionalmente tutelati
  • danno biologico-psichico: alterazione psicologica clinicamente significatica, si risconta nel soggetto la presenza di un disturbo mentale vero e proprio,  insorto a seguito di un evento lesivo

Esempi di danni non patrimoniali:

  • danno estetico e danno alla vita di relazione
  • danno esistenziale da inquinamento ambientale
  • danno da demansionamento
  • danno subito dal figlio e dal coniuge per la violazione degli obblighi assistenziali
  • lesione del diritto alla riservatezza, della privacy e violazione del diritto all’immagine
  • danno psichico a seguito di grave sinistro o infortunio
  • danno da colpa professionale e malpractice medica
  • danno da mobbing, stalking, bullying
  • danno da lutto
  • danno da wrongful life, birth, pregnancy

La consistenza del danno e i relativi livelli di gravità/inabilità  sono valutati nell’ambito di un completo esame clinico-anamnestico e psicodiagnostico. La personalizzazione delle categorie di danno è improntata su criteri validati e riconosciuti al livello internazionale (Guides to the Evaluation and Permanent Impairment, American Medical Association 2009).

La valutazione psicologica del danno, all’interno dell’iter medico-legale, permette di evidenziare la presenza di lesioni all’integrità mentale che impediscono alla persona di funzionare adeguatamente al livello personale, sociale e lavorativo.

La CT (consulenza tecnica)  non può essere utilizzata per stabilire la presenza di un fatto-reato o di altro illecito.

ATTENZIONE

La consulenza via email non implica attività clinico-diagnostica,   è finalizzata a fornire informazioni di carattere generale e non può sostituirsi all’ incontro diretto tra psicologo e utente.

Sinistro stradale e conseguenze sulla psiche

A seguito di un grave sinistro stradale  è possibile che si sviluppino sintomi di natura psicologica oltre a lesioni di tipo fisico. 
Danno fisico e danno psichico sono aspetti   tra loro connessi ma allo stesso tempo indipendenti e autonomamente risarcibili.

Un grave sinistro stradale può anche provocare lesioni fisiche di lieve entità da un punto di vista strettamente fisiologico ma un grave Disturbo da Stress Postraumatico sul piano psicologico.

Il trauma è un evento eccezionale,  improvviso e imprevedibile,  che provoca la ‘rottura’ psichica del soggetto,  lasciandolo disarmato e incapace di prevedere gli eventi e quindi di  elaborare adeguate stategie di coping emotivo per farvi fronte.

Il quadro psicologico  immediatamente successivo all’evento lesivo è caratterizzato da una maggiore presenza di sintomi dissociativi ,  i fenomeni di reviviscenza del trauma (flashbacks) che includono immagini visive del trauma, percezioni acustiche, sogni ricorrenti relativi al trauma, agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse effettivamente ripresentando.

La persona vive uno stato permanente di allarme, è iper-vigile e iper-controllante;  percepisce un continuo stato di pericolo che comporta ansia, disturbi del sonno, alterazioni cognitive.

Questa sintomatologia può risolversi nell’arco di 3/6 mesi  – oppure al contrario –  può avere conseguenze a lungo termine note come Disturbo da Stress Post Traumatico, tendente alla cronicità con sintomi psichici invalidanti.

Il Disturbo da Stress Post Traumatico (DSM5) è caratterizzato da sintomi di

intrusività :
flashbacks, memorie ricorrenti, sogni ricorrenti
marcate reazioni di stress psicologico data dall’esposizione a fattori che simbolizzano o ricordano il trauma
evitamento persistente di stimoli associati con l’evento traumatico
alterazione cognitiva e dell’umore , alterazione dei processi mnestici e attentivi , persistenti affetti negativi e anedonia
arousal marcato ed eccessiva reattività del soggetto con distubi del sonno, esagerate risposte di allarme, rabbia e irritabilità, comportamento auto-distruttivo.


⦁ La durata  è superiore a 1 mese
⦁ Causa disagio clinicamente significativo e impedisce al soggetto di funzionare adeguatamente
⦁ Non è attribuibile agli effetti di una sostanza (es. un farmaco) o ad un’altra condizione medica

Questo tipo di sintomatologia psicologica deve essere accertata tramite una specifica relazione clinico-legale che dimostri  il nesso causale tra evento dannoso e psicopatologia in atto,  oltre a quantificarne la relativa percentuale di invalidità psichica.


In caso di danni psichici è opportuna una stretta collaborazione tra medico-legale e psicologo.

Lo psicologo è chiamato ad integrare la relazione medico-legale,  valuta e diagnostica l’eventuale presenza di questa specifica tipologia di danno il Danno biologico di natura psichica– oltre a fornire elementi significativi circa il nesso di causa tra evento lesivo e psicopatologia.


Il danno psichico è una specifica figura risarcitoria, indipendente da eventuali lesioni encefaliche e quantificabile anche in assenza di esse.

Le competenze dello Psicologo nella valutazione del danno

Linee guida  per l’accertamento e la valutazione psicologico-giuridica del danno  alla persona Ordine psicologi Lazio 2012

(…) La Cassazione ha più volte affermato che l’accertamento medico‐legale è un “mezzo di indagine al quale correntemente si ricorre, ma la norma non lo eleva a strumento esclusivo e necessario”. Nella valutazione del danno biologico l’accertamento medico‐legale non è uno strumento esclusivo e necessario; questo permette di affermare che la valutazione psicologico‐forense ‐ pur non essendo espressamente citata in giurisprudenza ‐ è comunque implicita, infatti, il danno non patrimoniale costituendo un “danno conseguenza” deve essere allegato e provato dal danneggiato, il quale dovrà presentare tutti gli elementi necessari e utili alla valutazione del danno, tra cui l’accertamento psicologico‐forense; inoltre, lo stesso giudice avvalendosi degli strumenti a sua disposizione potrà richiedere o utilizzare la consulenza psicologico‐forense considerandola, a seconda delle circostanze, un vero e proprio accertamento o una prova documentale.

Il danno psicologico, pur non avendo una tangibile manifestazione fisica, è una grave condizione di alterazione dell’equilibrio mentale che si manifesta con uno sconvolgimento delle funzioni cognitive, dell’affettività e delle relazioni sociali.

    Mobbing e altri disagi nei contesti lavorativi

    Mobbing , Straining, Burn-out e Stress da lavoro correlato, termini differenti per indicare un insieme di problematiche legate a stress e conflittualità organizzative.

    Per Mobbing si intende “Una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente ed in costante progresso, in cui una (o più persone) vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in posizione superiore, inferiore o di parità, con lo scopo di causare alla vittima danni di vario tipo e gravità. Il mobbizzato si trova nell’impossibilità di reagire adeguatamente a tali attacchi e a lungo andare accusa disturbi psicosomatici, relazionali e dell’umore che possono portare anche a invalidità psicofisica permanente’. (H. Ege, La valutazione peritale del Danno da Mobbing, Giuffré Milano 2002).

    Lo Straining, invece, è un fenomeno differente per ciò che concerne la frequenza delle azioni vessatorie. Si tratta di meno azioni al livello numerico, le quali però hanno ripercussioni nel lungo arco temporale, ad es. un trasferimento ingiustificato, oppure l’inattività forzata protratta.

    Con il termine Burn-out intendiamo una sindrome da stress legata a particolari professioni come quelle di aiuto (medici, psicologi, infermieri, terapeuti etc.) , di insegnamento (la categoria degli insegnanti risulta infatti particolarmente vulnerabile al fenomeno, cfr. Studio Getsemani). Tale condizione si caratterizza per affaticamento cronico, apatia, frustrazione, distacco relazionale.

    Per Stress da lavoro correlato si intende una reazione (stress) del soggetto a richieste dell’ambiente di lavoro che possono essere eccessive oppure di difficile gestione per il lavoratore. In alcuni casi lo stress può spingere il soggetto all’azione (eustress), in tutti quei casi in cui invece genera disagio e condizioni negative parliamo di distress.

    FONTE Distribuzione dei conflitti occupazionali in Italia secondo i dati di PRIMA (H. Ege Oltre il Mobbing. Straining, Stalking e altre forme di conflittualità sul posto di lavoro, 2005)

    E’ opportuna quindi una specifica valutazione, all’interno dei luoghi di lavoro attraverso indagini adeguate condotte da psicologi , per misurare il livello di stress indotto nel lavoratore dal contesto e dalle mansioni di lavoro in genere.

    Superata una certa soglia di attenzione, infatti, lo stress può avere ripercussioni a vari livelli.

    Utilizziamo il termine “patologie dell’organizzazione” per descivere dinamiche disfunzionali relative al contesto, le quali possono degenerare in Mobbing ma non necessarimente. In ogni caso non si tratta certamente di problemi relativi a individui singolì bensì di reazioni, anche di livello patologico, indotte nei lavoratori da profonde problematiche di contesto e organizzative.

    Nel caso del Mobbing, dobbiamo considerare questa condizione come devastante.

    Il mobizzato subisce l’attacco del gruppo nel suo complesso in una dinamica di espulsione (mobbing orizzontale e verticale) in cui la vittima tende ad essere marginalizzata progressivamente fino al licenziamento.

    Il soggetto mobbizzato viene letteralmente accerchiato e aggredito intenzionalmente dai mobber che mettono in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale” (Leymann H., Mobbing at work and the development of post-traumatic stress disorders, «European Journal of Work and Organizational Psychology», 5, 1996 ).

    Il Mobbing è una forma di persecuzione psicologica sul posto di lavoro, costituita da un complesso di azioni vessatorie sistematiche, con una frequenza generale di almeno 1 volta alla settimana, protratte per un arco temporale di almeno 6 mesi, anche se non è possibile accettare un limite minimo di durata del fenomeno ed è opportuno tenere conto di fattori come l’intensità degli attacchi verso il mobbizzato e il dislivello rispetto al mobber . Secondo Ege (1997) si osserva un andamento in fasi successive tipico di un fenomeno in continua evoluzione come il Mobbing :

    2^ fase: inizio del mobbing. 3^ fase: primi sintomi psicosomatici. 4^ fase: errori ed abusi dell’Amministrazione del Personale. 6^ fase: esclusione dal mondo del lavoro. 5^ fase: aggravamento della salute psicofisica.

    La vittima, da parte sua, necessita di tempo per giungere alla presa di coscienza del fatto che esiste una vera e propria aggressione nei suoi confronti.

    Se inizialmente cerca di difendersi successivamente si rende conto di essere impotente e smette di reagire, aspetto che segnala un profondo depauperamento affettivo.

    E’ il diritto alla Salute del lavoratore ad essere violato nei casi di Mobbing (o Straining) in cui si ravvisa un nesso eziologico tra le vessazioni e una sopravvenuta patologia psicologica.

    Gli effetti del Mobbing sono estremamente gravi sulla salute psicofisica dei lavoratori e possono portare ad una invalidità permanente.

    Si parla di patologie specifiche del Mobbing ove la categoria più frequentemente riscontrata è quella dei Disturbi d’Ansia.

    Il Disturbo di Panico (DSM5) è la sindrome che colpisce più frequentemente persone che hanno subito questo tipo di violenza psicologica . Si tratta di una condizione invalidante che determina episodi di panico improvvisi, i quali comportano una drastica riduzione dell’autonomia e del range di azione del soggetto.

    Il malessere è così profondo da gettare la persona in uno stato di disperazione.

    La richiesta di aiuto, verso un familiare, un amico, un professionista; è il primo fondamentale passaggio per porre fine alle violenze.

    Un adeguato supporto psicologico sarà necessario alla vittima per aiutarla nel processo di elaborazione e ri-adattamento alla mutata condizione lavorativa e personale. Il ricorso ai farmaci ansiolitici e antidepressivi può essere utile per un limitato periodo di tempo, nell’ambito di un progetto terapeutico globale e individualizzato.

    Da un punto di vista psico-forense, il Mobbing , al pari di altre condizioni capaci di arrecare nocumento, è risarcibile una volta accertato e quantificato tramite una perizia (stragiudiziale o giudiziale) di Danno da Mobbing.

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