Competenza genitoriale: come giungere ad una buona valutazione?

Per competenza genitoriale si intende la capacità da parte delle figure che accudiscono il bambino o care-giver , di essere un buon genitore. Cosa significa essere un buon genitore?

La competenza genitoriale è un complesso di abilità psico-sociali che include  la capacità di rispondere ai bisogni sia fisici che emotivi del bambino , strutturando con lui/lei una solida relazione affettiva di attaccamento.

Non è possibile catturare questa complessa abilità attraverso un unico TEST o colloquio ed è indispensabile integrare informazioni e dati provenienti da fonti diverse, attraverso un articolato processo diagnostico volto a rilevare variabili individuali, familiari e sociali.

La competenza genitoriale è spesso chiamata in causa, nel contrasto tra coppie separate, ove le parti richiedono l’affido esclusivo per via di una asserita incapacità dell’ex-partner nell’assolvere le funzioni genitoriali. Non è infrequente -nelle situazioni ad elevata conflittualità-  che abbiano luogo contestualmente denunce di parte , es. di maltrattamento fino all’abuso sessuale, in alcuni casi poi rivelatesi false (cfr. Camerini, 2007).

In tali circostanze il Giudice nomina un proprio consulente tecnico il CTU, Consulente Tecnico d’Ufficio, che stabilisca, in sostanza, a seguito di una attenta e articolata analisi del nucleo familiare, la migliore condizione di affido della prole.

Per migliore condizione di affido si intende,  per lo meno al livello teorico, l’affido ad entrambe le figure genitoriali , madre e padre, congiuntamente, con possibilità di doppia residenza e tempi ripartiti in maniera equilibrata tra entrambi i genitori.

Tuttavia i figli vengono affidati alla madre nel 95% dei casi , con la figura paterna che rischia di essere distanziata dalla prole e vedere la sua importante funzione relegata al solo mantenimento economico.

I figli,  in tali condizioni,  perdono  la continuità nella relazione padre-figlio e la possibilità di accedere al supporto e all’affetto del padre.

Garantire la bigenitorialità significa per il bambino, la possibilità di accedere ad entrambe le figure di riferimento, che si integrano e completano reciprocamente, ricavandone vissuti positivi che favoriscono un sano sviluppo.

L’Italia è classificata agli ultimi posti in Europa in quanto a tutela della bi-genitorialità.

Ai primi posti nel vecchio continente troviamo Svezia e Belgio dove i figli di separati che trascorrono tempi eguali presso papà e mamma sono il 40 e il 30%.

Da noi sono il 2%

In Svezia e Danimarca la perdita di contatto con un genitore è del 13 e 12% rispettivamente.

Da noi è del 30%

I minori che trascorrono almeno un terzo del tempo con uno dei genitori dopo la separazione della coppia genitoriale (cosiddetto affido materialmente condiviso) sono il 70% in Svezia, il 50% in Belgio e il 49% in Danimarca.

Da noi è il 5%

(FONTE ADIANTUM Associazione di Aderenti Nazionale per la Tutela dei Minori)

La scelta di affidare i figli ad uno solo dei due genitori, di ritenere un genitore prevalente rispetto all’altro, oppure diversamente,  di sospendere temporaneamente o addirittura far decadere la potestà genitoriale , affidando di conseguenza i minori ad una casa famiglia in attesa di adozione, è un fenomeno rilevante. Il secondo caso coinvolge in Italia 30.000 bambini (nel 2010 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha condotto il primo e forse unico studio approfondito sulla questione scoprendo che al 31 dicembre di quell’anno i bambini e i ragazzi portati via dalle loro famiglie erano 39.698. FONTE finalmenteliberi.org). Finalmente liberi stima che siano più di 50 mila.

Nel momento in cui il Giudice nomina un CTU è opportuno che le parti siano assistite dal proprio CTP Consulente Tecnico di Parte, affinchè esprima, all’interno del giudizio, la voce e le ragioni della parte in causa, con la finalità di ricostruire un quadro veritiero della vicenda e stabilire la condizione migliore dell’affido, nell’interesse del minore. Tribunale Ordinario e Tribunale dei Minori seguono procedure differenti nella valutazione della genitorialità, in ogni caso l’interesse fondamentale dei figli è il diritto a mantenere la relazione con entrambe le figure di attaccamento, a meno di pregiudizi – evidenti e verificati – che possano provenire dalla relazione con i genitori. 

Ricordiamo che in mancanze di tali evidenze,  il minore non può essere privato o limitato nella relazione con i genitori.

Non dimentichiamo che l’obiettivo dovrebbe sempre essere quello di supportare e consentire l’espressione di questa relazione, non di reciderla, al fine di contribuire a creare un contesto migliore possibile, anche sulla base delle specifiche potenzialità della famiglia,  per la crescita della prole.

La valutazione della genitorialità è un ambito di estrema delicatezza, in cui le analisi tecniche e le conclusioni da esse derivate, avranno un importante impatto sulle modalità di crescita ed educazione della prole.  

***

Per giungere ad una buona valutazione della genitorialità nell’ottica di esprimere un parere tecnico affidabile è opportuno integrare informazioni da differenti fonti, dunque, oltre a quanto emerge dal contesto comunque artificiale e non ecologico della CTU , è necessario raccogliere i pareri dei soggetti che a vario titolo si trovano ad interagire con la prole quotidianamente trascorrendo molto tempo con i minori (insegnanti, operatori scolastici, rete parentale, rete sociale, visite domiciliari ).

In caso di sospetta psicopatologia che possa inficiare la funzione genitoriale, è opportuno associare all’analisi psicologica qualitativa tramite colloquio i TEST  per ottenere di un indice quantitativo e ridurre la distorsione indotta da fenomeni di simulazione/dissimulazione.

Osservare e studiare la relazione e le dinamiche del gruppo famiglia è parte integrante della valutazione della competenze genitoriali, attraverso l’adozione di specifici setting come il  Gioco Triadico di Losanna, uno strumento psicologico che ha la finalità di studiare empiricamente la relazione triadica padre-madre-bambino consentendo l’osservazione sistematica delle interazioni familiari.

Ci riferiamo in effetti a variabili solo apparentemente individuali, come la competenza genitoriale, le quali si esprimono e prendono forma all’interno di contesti relazionali in cui si ha una reciproca e costante influenza tra le parti in gioco.

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